Oggi, noi di Stendhal vi porteremo a scoprire la storia della Cotoletta alla Milanese, un piatto che proponiamo in una versione molto speciale, frutto della nostra passione per l’innovazione e la tradizione meneghina. Di questo, però, parleremo dopo.
Stendhal e la storia della Cotoletta alla Milanese
Il nostro viaggio, come per molte ricette tipiche di Milano, inizia nel lontano Medioevo.
Per la precisione, in un placido e primaverile 1134.
È il 17 settembre e nel capoluogo lombardo c’è aria di festa, proprio perché in questo giorno si celebra l’onomastico di San Satiro, fratello del nostro celebre patrono Sant’Ambrogio.
Per l’occasione, i cuochi dell’omonima Basilica si promettono di portare in tavola un banchetto con i fiocchi, con ricette così squisite da entrare nella storia della cucina milanese. In effetti, accade proprio questo, perché durante il pranzo vengono serviti i Lombolos Cum Panitio, ovvero costolette di vitello impanate e fritte.
Il piatto diviene famoso per la doratura ottenuta attraverso la cottura, che rimanda ai raffinati ornamenti che impreziosivano le opere d’arte dell’epoca.
La storia della Cotoletta non poteva che iniziare con un festeggiamento!
Nonostante il riferimento alla ricetta appaia per la prima volta nel ‘700, all’interno dell’opera “La Storia Di Milano” redatta dall’illuminista Pietro Verri, la storia di questo piatto saporito viene influenzata anche da avvenimenti che avranno luogo solo cent’anni più tardi.
Spostiamoci quindi nel movimentato 1800, epoca di forti cambiamenti storici per Milano.
Qui, il nostro ricettario entra in contatto con la tradizione francese, importata nel capoluogo dai soldati napoleonici.
Nelle cucine milanesi prende piede la Cotolette, in francese “costoletta”, ovvero un taglio di vitello impanato e fritto con pane e burro.
I nostri cittadini apprezzano notevolmente la ricetta e decidono di ribattezzarla “La Cuteleta della Rivoluzione Francese”, inserendola nei migliori menù della regione.
3 paesi e una Cotoletta
A questo punto della storia, si aggiunge un terzo protagonista, con il quale competiamo tutt’oggi per il patrocinio della Cotoletta alla Milanese: l’Austria.
Due personaggi, secondo alcune storie tramandate di cuoco in cuoco, hanno fomentato la storica faida.
Da un lato, abbiamo il Conte Attems, stratega militare che, in stanza a Milano, avrebbe assaggiato il celebre piatto per poi farne menzione all’interno di una lettera indirizzata al governo austriaco, nella speranza che si potesse replicare.
La seconda figura chiave è invece Maria Luigia di Parma, contessa d’Austria, nonché moglie di Napoleone, che durante l’esilio in Italia, avrebbe importato nelle nostre cucine la ricetta della Wiener Schnitzel, poi integrata nel nostro ricettario come “Orecchia di Elefante”.
Insomma, due versioni dello stesso evento, ma in quale si trova la verità?
Purtroppo, essendoci ben poche testimonianze a riguardo, saremo costretti a mantenere acceso il fuoco della faida.
Quello che si può affermare, però, è che le due ricette mostrano differenze notevoli:
La Wiener Schnitzel, infatti, prevede l’uso di maiale e strutto, anziché vitello e burro, e il suo impiattamento non include l’osso.
Sarà forse questa la chiave di volta che prova la paternità milanese del famoso piatto?
La Cotoletta Stendhal
All’inizio di questo viaggio, vi abbiamo anticipato l’esistenza della nostra versione della Cotoletta alla Milanese e ora che siamo in dirittura d’arrivo è arrivato il momento di svelarvela!
Nonostante il rispetto verso la preparazione a regola d’arte, sempre presente, la nostra Cotoletta Stendhal viene servita con un mantello di fontina e una guarnizione di raffinato tartufo.
Un tocco in più firmato Stendhal che rende questo storico piatto un’esperienza tutta nuova.