L’inizio del novecento fu un periodo di cambiamento; la società civile era permeata da guerre, trasformazioni, politica in subbuglio e nuove scoperte tecnologiche e di comunicazione come il telegrafo, la radio, gli aeroplani e le prime cineprese; tutti fattori che arrivarono a cambiare completamente la percezione delle distanze, catapultando l’uomo verso il concetto di velocità. Nel 1909, in seguito a un manifesto scritto e divulgato dal poeta Filippo Tommaso Marinetti, nacque il Futurismo, un movimento letterario, culturale, artistico e musicale italiano, nonché una delle prime avanguardie europee.
Le catene di montaggio abbattevano i tempi di produzione, le automobili aumentavano ogni giorno, le strade iniziavano a riempirsi di luci artificiali e ovunque si avvertiva questa nuova sensazione di futuro. I futuristi intendevano idealmente “bruciare i musei e le biblioteche” in modo da non avere più rapporti con il passato per concentrarsi così sul dinamico presente. Si esaltavano inoltre il moto, l’industria, il militarismo, il nazionalismo e la guerra, che veniva definita come “sola igiene del mondo”.
Nelle opere futuriste è quasi sempre costante la ricerca del dinamismo, cioè il soggetto non appare mai fermo, ma in movimento; in questo modo lo spettatore non guarda passivamente l’oggetto statico, ma ne è come avvolto, partecipe del suo moto perpetuo. Tra i massimi esponenti del Futurismo nell’arte spiccano Umberto Boccioni, Carlo Carrà, Giacomo Balla, Gino Severini e Luigi Russolo i quali, nel 1910, firmarono a Milano il Manifesto dei Pittori Futuristi.
Con il Futurismo Milano ha un legame speciale, “Da qui il Movimento Futurista lanciò la sua sfida al chiaro di luna specchiato sul naviglio.” Il suo dinamismo di metropoli moderna fu un’ispirazione irresistibile per questa avanguardia e in città si trovano numerose tracce lasciate dai suoi esponenti. Nei pressi di Corso Venezia, per esempio, si trova la Casa Museo Boschi Di Stefano, dove nei primi anni del XX secolo gli artisti si riunivano per discutere di poesia, arte e politica e che oggi raccoglie numerosi capolavori. Inoltre, il secondo piano del centralissimo Museo del Novecento, denominata appunto Galleria del Futurismo, ospita una delle collezioni più importanti nel mondo di opere futuriste.
Oggi noi di Stendhal Milano, appassionati sostenitori dell’arte in tutte le sue forme, non possiamo non ricordare uno dei movimenti che maggiormente caratterizzò la nostra città, segnando per sempre l’immaginario comune e celebrando, ancorché in maniera ambivalente, la capacità della città di andare veloce e di essere sempre un passo avanti.