La storia delle Mondine

Condividi questo post

Ottobre è il mese della raccolta del riso, ingrediente base di molte ricette autunnali e del piatto milanese per eccellenza: Il Risotto giallo allo zafferano. 

Nell’immaginario collettivo del nostro paese, il lavoro nelle risaie è associato alle mondine, lavoratrici stagionali che prestavano la loro manodopera prima della meccanizzazione dei lavori agricoli lasciando la famiglia per 40 giorni per dedicarsi al lavoro della “monda”, ovvero pulire il riso e strappare il giaveno, un’erba particolarmente dura e nociva.

Tutto il giorno piegate e con l’acqua al ginocchio, le mondine indossavano una sottana o dei pantaloni corti arrotolati. Per proteggere gli arti dalle punture delle zanzare usavano calze lunghe di cotone e manicotti. Spesso dentro ci nascondevano le rane che avrebbero fritto la sera per cena. Per proteggere la testa dal sole e dalla pioggia usavano il caratteristico cappello di paglia.

Il lavoro delle mondine era durissimo. Si lavorava per dodici ore al giorno e in ogni condizione meteorologica, anche quando pioveva forte. Non era possibile interrompere il lavoro: le necessità fisiologiche venivano espletate spostandosi di qualche passo e ogni tanto il caposquadra passava con un mestolo d’acqua per dissetare le lavoratrici. Il riso cresce in terreni paludosi, pertanto le mondine condividevano il loro spazio con rane, topi, bisce e sanguisughe. Ci si poteva ammalare di reumatismi e malattie alle vie respiratorie, di malaria, a causa d’infezioni dovute al morso di qualche animale o della cosiddetta febbre del riso, una malattia infettiva che causava febbre altissima. 

Quella delle mondine è stata principalmente una storia di sfruttamento e malattia. Fu però proprio da queste instancabili lavoratrici che partì uno dei primi movimenti femministi che scaturì in aspre battaglie sindacali che neppure il fascismo riuscì a smorzare, e che si concretizzò – prime in Italia – nel diritto alle 8 ore lavorative giornaliere.

Oggi, nei canti con cui le mondine tentavano di risollevare gli spiriti durante le lunghe ore di lavoro, tramandati di madre in figlia, si possono identificare versi che inneggiano alla lotta di classe, al potere proletario e ai diritti delle donne. Questi canti, divenuti parte del folklore del nord Italia, vengono custoditi gelosamente, in ricordo di quelle donne forti e coraggiose che per amor dei loro figli, si misero in lega, sfidando l’autorità del padrone e la società patriarcale.